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Piu dolce premio or ora il genio sprona,
E giå m’attende nel celeste regno.
Quando al fuoco d’invidia manca 1’esca,
La fama del cantore si rinfresca.
Addio, Terra natale, addio, Sorrento !
Gol maestoso tuo ceruleo mare,
Le melarancie d’or, 1’onde d’argento,
Mormoreggianti sempre e fresche e chiåre!
La tua memoria a me sia il monumento,
Piu caro d*ogni incenso e d’ogni altare.
Gonsola, Patria! di Cornelia il duolo:
Scrivi in un lauro: »E morto il rosignuolo.»
Cosl, sul fresco e lusinghier mattino,
Gantar s’udl Torquato Tasso, quando
Sédeva a Sant* Onofrio nel giardino,
La sua passata vita riguardando.
Tremola era la mano, e il capo chino,
Ma un raggio ancor di maestå serbando.
Sul volto suo, fra i giglj del dolore,
Spuntö la rosa del divino amore.
Sedea il Cantor, giå sulla terra divo,
Dal morbo lento, ma mortale, oppresso:
Non morto ancor, sebben di vita privo,
Tranquillo e cheto e al suo destin sommesso.
Per l’altra vita solamente vivo,
Un dolce sogno sembra di se stesso;
Ma, come in vita, or ora in braccio a morte,
Sempre piå grande dell infida sorte.
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